Come già ampiamente descritto, a
vario titolo, nelle apposite sezioni dedicate nel sito www.metrangolo.net (vedasi “Oria oggi” –
“Fondazione di Oria” – “Storia di Oria” ), secondo la tradizione riportata da Erodoto di Alicarnasso, la
fondazione di Oria è collegata all'arrivo di alcuni gruppi di Cretesi, che,
approdati sulle coste della Japigia a seguito di una
tempesta, si spinsero nell’entroterra fino giungere in una posizione geografica
e topografica al quanto favorevole: le ultime propaggini delle Murge, poste al centro fra Taranto e Brindisi.
Proprio su queste colline dell’era quaternaria, circoscritte
da una vasta zona pianeggiante fertile e ricca di acqua sorgiva (motivo per cui già intensamente occupata da popolazioni indigene fin
dal Paleolitico), venne a svilupparsi il primo centro messapico,
identificato proprio nella splendida città di Oria.
Il nome della città deriva
dal tardo nome latino Aurea, da aureus "d'oro,
dorato" quindi significa "bella, preziosa come l'oro; dalla
capigliatura e dalla carnagione dorata".
Come evidenziato da alcune ricerche recentemente condotte
dall’Università di Amsterdam, a partire dal secolo VIII° a.C., l'insediamento messapico costituito da capanne si venne a concentrare
sulla collina centrale. Due secoli più tardi (metà del VI sec. a.C.), le capanne
vennero man mano sostituite da costruzioni sempre meno precarie, utilizzando
anche coperture con materiali simili alle tegole. E’ in questa fase di sviluppo insediativo che si inserisce un luogo di culto tesmoforico situato sull'altura di Monte Papalucio, ai margini dell'insediamento. Indagini condotte
sull'acropoli hanno portato alla luce un capitello dorico in arenaria rivestito
di stucco bianco a imitazione del marmo. Non si può dire se facesse parte di un tempio o di un altro edificio pubblico, ma i confronti permettono
di riferire la costruzione a modelli della Grecia dell'ultimo quarto del V sec.
a.C.
Durante uno scavo di emergenza condotto dall'Università di Lecce, in
collaborazione con
la Soprintendenza Archeologica
, nella piazza della
Cattedrale, è stato identificato un tratto della cinta muraria dell'Acropoli in
cui si sono riconosciute tre fasi successive. La prima risalente all'età del
Bronzo è costituita da un agger di piccole
pietre sul quale all'inizio del V sec. a.C. fu innalzato un muro a blocchi tufacei. Durante la seconda metà del IV sec. a.C. fu costruita, ai limiti del pianoro, un'altra cortina a
struttura isodomica con terrapieno interno. L'area
compresa fra i due muri era occupata da depositi funerari databili tra la fine
del VI e il primo quarto del V nonchè da una
necropoli della metà del IV sec. a.C.
Numerosi rinvenimenti di tombe hanno permesso di individuare diverse aree di necropoli sia nella zona periferica a nord-ovest della città sia nell'area urbana. Per
quanto riguarda l'età arcaica si tratta di tombe a sarcofago o a fossa
rivestite da lastroni tufacei con corredi in cui sono presenti le trozzelle messapiche accanto a
ceramiche di importazione. Per il IV sec. sono
testimoniate tombe a fossa, a volte rivestite da lastroni, nonchè ipogei. I corredi sono caratterizzati dalla presenza di ceramica apula a figure rosse e a vernice nera, e di tipo Gnathia. Spesso sui lastroni di copertura o di rivestimento
compaiono iscrizioni messapiche riferibili alla metà
del IV - inizi del III sec. a.C.